DALLE GOLE AL MARE

Avvicinandosi alle gorges du todra il paesaggio cambia di nuovo, abbandonato il deserto di sabbia ci si para davanti prima un ventosissimo deserto di montagna fatto di rocce scure e qualche ciuffo d’erba e poi andando avanti il panorama delle oasi circondato da profondissime gole ci appare mozzafiato. Ci infiliamo con Rodrigo in piccole strade sterrate larghe al massimo 10 metri in mezzo ad altissime pareti a strapiombo alte almeno una cinquantina originate dal piccolo torrente che le attraversa da secoli. Li ci fermiamo per la notte. Dopo aver lavato noi e i nostri panni nel fiume, spronati dal sole a picco e dal fresco vento che si insinua tra le rocce, conosciamo un giovane del posto che gestisce una piccola tenda sul fiume assieme a un suo amico del Mali che all’unanimità viene soprannominato Pelé per la strettissima somiglianza col fenomeno, ma la cui abilità principale é legata alla musica. Con lui sperimentiamo le nostre capacità di musicisti con gli strumenti locali, ovvero tamburi, tamburelli e una sorta di chitarra con la cassa armonica fatta di pelle di qualche animale il che lo rende un ibrido tra uno strumento a corda e uno a percussione. Prima di continuare per Ouarzazate deviamo per le gorges du dades e ci fermiamo a cenare su una meravigliosa terrazza a picco sul solito torrente artefice dell’incredibile erosione. Siamo un po’ in ritardo e vorremmo pagare il conto per rimetterci in viaggio, ma la preghiera della sera alla quale in molti partecipano proprio sulla terrazza del ristorante ci costringe ad assistere alla calata delle tenebre che trasformano il paesaggio in un affascinante scenario gotico, con protuberanze di roccia che sembrano “gargoiles”. Finalmente arriviamo ad Ouarzazate e, parcheggiato Rodrigo in un camping sorvegliato da un tipo poco raccomandabile, cerchiamo un barlume di vita notturna dato che la città é internazionalmente riconosciuta come la Hollywood magrebina. Quello che troviamo é una sorta di piano-bar con ballerine che ricordavano più gli ippopotami in tutù di Fantasia che l’immaginario comune delle danzatrici del ventre. Fumiamo una “shisha” (narghilè) e ci facciamo solare con degli shot di vodka annacquata che costano il doppio rispetto a Milano. La reputazione di Hollywood magrebina é ben confermata dal museo del cinema e dagli studios a pochi chilometri dal centro cittadino in cui sono riprodotte perfette scenografie utilizzate per numerosi film europei e americani. Gironzolando per la città conosciamo Walid “il rastamanno” che ci invita a casa sua, questa volta non per offrirci il whisky berbér, ma per chiacchierare di musica. E’ l’ultima sera di Anita, alle 4 del mattino deve prendere un autobus che la porterà fino a Marrakech; la accompagniamo al taxi e nel momento in cui lei se ne va un cucciolo di pochi mesi ci avvicina e non si scolla più da noi. La tenera età, gli occhioni, i maltrattamenti degli altri passanti e la fatalità ci convincono che la piccola é l’ “hi-fi dog” oltretutto occupa molto meno spazio e soprattutto parla molto meno di Anita! Ovviamente il nome sarà “Saha” anche se per comodità la chiamiamo spesso Raja, come la bambina delle valli del rif. Mare, abbiamo voglia di mare, anzi di oceano! Da quando siamo scesi dalle “grandi navi veloci” non l’abbiamo più visto. Puntiamo verso Essaouira superando Marrakech e fermandoci al bordo di una strada per riposare qualche ora. La visione dell’Atlantico ci galvanizza anche se il vento, che qui soffia 12 mesi all’anno, spegne i nostri sogni di bagnanti; non a caso in acqua ci sono solo windsurfisti protetti dalla muta. La medina é molto bella, colorata e ricca di odori, ci sono ovviamente numerosi turisti che però qui sembrano differenziarsi dallo stereotipo “zainetto, bermuda e guida in mano”. Si tratta per lo più di surfisti, fricchettoni e qualche coppia di vecchietti francesi. Nel nostro campeggio solo vecchietti francesi, vai a capire dove alloggiassero le surfiste… Le tre sere che trascorriamo qui ci facciamo tentare dai locali notturni dove facciamo conoscenza con turist* e autocton*. Check di Rodrigo, visita dal veterinario per Saha/Raja, salutiamo gli amici e ripartiamo verso sud, alla volta di Agadir, bella e moderna, abitata da marocchin* bell* e modern*. Sulla lunga e sabbiosa spiaggia finalmente trascorriamo la nostra prima vera giornata “da vacanza al mare”. La troppa gente e i numerosi turisti però ci suggeriscono di rimetterci in viaggio alla volta di Sidi Ifni (Santa Cruz del mar pequeno), piccolo paese costiero rimasto sotto l’influenza spagnola fino a pochi decenni fa. Spiaggia deserta, tintarella e bagni rapidissimi tra i cavalloni; si, qui si sta proprio bene.

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